lunedì 6 gennaio 2014

Caracol is not a fish

Dopo essere stati pastorizzati tra il caldo tropicale dell'amazzonia, l'aria condizionata aeroportuale e il freddo montanaro di Bogotà, siamo giunti felici a Cartagena des Indie. Attraversando le possenti mura anti piratesche, ci troviamo nel centro della città in calle de la moneda. La via dalle 20 in poi è totalmente deserta ma al nostro risveglio ci troviamo immersi nella via del commercio di massa cartagenese, con tanto di vocalist ad ogni negozio e buttadentro! Cartagena è veramente bella, adornata da balconi fioriti e cortili interni frescheggianti. In men che non si dica è l'ultimo dell'anno e ci troviamo a girovagare per vie e piazze senza meta per poi imbucarsi in una festa privata con musica dal vivo stile antidotum tarantulae. Tutti ballano ma noi no...Gianni non se la sente e poi ci sono due che ballano troppo bene, ci inibiscono! Tutto a un tratto sentiamo i fuochi d'artificio e ci precipitiamo sul forte per osservarli meglio. Che bellezza! Tra una birra e un rum è già il 2014 quindi facciamo l'ultimo brindisi nel 'peggior bar di Cartagena' e ce ne andiamo un po' allegrotti in albergo perché l'indomani si va a Providencia!
Ed eccoci qua, su quest'isola caraibica. Bella verde e piena di bestie malefiche pinzanti che resistono perfino all'antizanzara oriundo talmente tossico da essere illegale in Europa! Mangiamo pesci, granchi e, per errore, anche lumaconi di mare (forse!). Bestie a parte si sta proprio bene e ci piace girellare alla scoperta del tesoro del pirata Morgan. Per finire una nota antropologica: gli abitanti dell'isola sono di etnia Raziel. Per caratteristica hanno quella di stare fermi, pare lo possano fare per giorni, specie con amaca e palma. Rastoni in stile giamaicano, si nutrono prevalentemente di reggae e di aguila (non è l'uccello ma il nome della birra!).
Ora dobbiamo salutarvi perché abbiamo molto da fare. Non dubitiamo che anche voi abbiate le vostre gatte da pelare ma un commento di tanto in tanto potreste anche lasciarcelo! 

Avviso ai più esigenti e cecati: da qui lo sfondo non lo possiamo cambiare, servirebbe un pc vero! E poi comunque siamo in ferie e non è che possiamo fare tutto noi!

sabato 28 dicembre 2013

Las cucarachas

Il rio Yavari si mostrava imponente ai nostri occhi, il cuore sussultava alla vista della selva amazzonica tutto intorno. A stento riuscivamo a respirare, per lo stupore e per l'aria umida che ci avvolgeva. La piccola barca a motore serpeggiava tra una scorciatoia e l'altra attraverso la foresta sempre più fitta. E proprio li, davanti a noi, si mostrava elegante e autentica la riserva naturale di Palmari.
Così, come in un libro di avventura, ci troviamo catapultati nella natura più vera. Lo spettacolo è mozzafiato: la riserva è nel bel mezzo della selva, tra uccelli mai visti, avvoltoi, scimmie, cucarachas (piattoloni), nutrie (parenti delle nostre nutrie bisenziane), serpenti mortali, boa, tarantole, capibara e rattones, delfini rosa e grigi, caimani e pirana. Conosciamo subito la nostra magnifica guida Jo Jo che ci farà da angelo custode per i giorni a venire. Dopo il giro in kayak infatti Jo Jo ci porta a fare un trekking nella vicinissima selva. Lui, nato in Amazzonia, vive nella riserva di Palmari da sei anni e conosce benissimo ogni pianta e animale che si trova nei dintorni. Così ci racconta di come gli indigeni utilizzano le varie piante, anche per curare la malaria. Sapientemente riesce a scorgere tra le foglie e i rami verdi un pericolosissimo taja x (non sappiamo come si scrive!), uno dei più pericolosi serpenti della zona. L'amico aveva la pancia gonfia per il recente pasto, così gli siamo passati accanto - non troppo - senza dover deviare molto il percorso! Qualche metro più in la, l'odore si fa aspro e Jo Jo ci spiega che è appena passato un animale del quale non abbiamo ben capito nè il nome nè la forma. Ma il puzzo si. Non paghi della passeggiata selvaggia, decidiamo di sperimentare il canyoping che consiste nell'arrampicarsi imbracati su una fune appesa ad un grande cedro macho per 40 metri. Gianni riesce a fare tutto da solo (bravissimo!!!) mentre Ingrid dipenderà dall'aiuto del buon Manuel che l'assisterà per ogni centimetro dei 40 metri più lunghi della sua vita. Arrivati in cima alla fune, ci troviamo su una piattaforma osservando lo spettacolo della giungla, che dall'alto sembra un immenso mare verde. Da piangere. Anche perché, con gambe e braccia tremolanti per la fatica, dobbiamo continuare attraversando un ponte sospeso per raggiungere una nuova piattaforma. Qui stramazziamo al suolo dalla paura e prima di rialzarci ripetiamo il mantra stafinendostafinendostafinendostafinendo, finché il respiro non torna regolare. A questo punto ci attaccano a una carrucola e ci fanno volare appesi a un cavo sulla fitta foresta...la parte più piacevole del percorso! Tornati coi piedi per terra, dopo una doccia, festeggiamo la vigilia di natale con i nostri nuovi amici. Non è proprio come stare in casa cupiello ma è comunque molto familiare, lo staff della riserva è splendido. Il cibo superlativo!
Per tutta la notte e per il giorno seguente ci sarà un temporale amazzonico tipico, che ci impedirà di pernottare nella giungla (mamma Enza sei contenta?!?) costringendoci all'amaca forzata intervallata di tanto in tanto da lanci di cerbottana originale delle tribù indios e camminate notturne nella vicina selva per osservare l'incredibile spettacolo dei funghi fluorescenti. Ora, detta così sembra niente, ma immaginatevi di stare al buio totale dentro alla foresta, abbassare gli occhi a terra e vedere un pavimento di foglie illuminato naturalmente. Un pavimento stellato, tipo Avatar per capirsi! 

lunedì 23 dicembre 2013

Oro pendula suicide

Siamo in Amazzonia! E questa è l'ora del tramonto: occorre stare molto attenti a non prendere nel viso un pipistrello. Potremmo stare in camera e tenere lontani insetti di ogni tipo ma noi siamo dei duri e sfidiamo la potenza amazzonica dall'alto della nostra terrazza sul rio yavari non curanti dei pericoli mortali di queste lande. Vabbè, almeno per altri due minuti! Siamo appena tornati da un giro in kayak lungo il fiume fino alla laguna pirana...fate voi. A dispetto di quanto raccontato in ogni film horror non sono loro a mangiare te, bensì tu a mangiare loro dal momento che ci dicono non essere per niente aggressivi a meno che non li stuzzichi con un dito in bocca. In questa escursione acquatica abbiamo potuto far conoscenza dell'oro pendula, uccello meraviglioso che farà innamorare tutti i nostri amici, soprattutto Franco. L'oro pendula fa un verso che sembra una goccia d'acqua amplificata e mentre lo fa si piega a 90 gradi fingendo un suicidio. Tutto ciò per il motivo più antico del mondo: richiama la femmina per la quale ha precedentemente provveduto a costruire un nido. Essa entra nella casetta e se la trova bella ci rimane altrimenti esce e la distrugge. Così abbiamo capito! 
Domani andremo a fare una passeggiata nella foresta e speriamo di sopravvivere perché abbiamo anche deciso di dormirci.
Ma come immaginerete non ci hanno catapultato direttamente in Amazzonia ma ci siamo arrivati con un volo in partenza da Bogotà, città indaffarata e sterminata che dal 14^ piano del palazzo della meravigliosa Gloria ricorda un po Indastria! Dal balcone dell'appartamento abbiamo potuto assistere, sulle note della traviata, ad uno spettacolo illuminotecnico sulle acque di un lago,  che si è degnamente concluso con il passaggio di un treno a vapore agghindato per le feste con tanto di lucine, babbi natali e renne. La salsa non ci ha mai abbandonato, neanche sul taxi di Don Camillo, autiere tipicamente colombiano e tipicamente ritardatario che ci ha scortato con fatica al terminal per l'Amazzonia. Non abbiamo tempo per rivedere quello che abbiamo scritto perché il generatore della corrente, e di conseguenza questa wifi, sta per spengers...

venerdì 31 agosto 2012

Bolle al sole

Di buon mattino partiamo dalla nostra guest house accompagnati da Piero (nome di fantasia adatto a tutte le guide o affini) cuoco, guida di trekking ed ex maestro elementare. Dopo circa un'ora di navigazione giungiamo ad un hotel esoso in mezzo al lago per prelevare la nostra bella guida Kendy, della tribù pao, che ci scorterà per tutto il viaggio tra i villaggi locali. Panorami incredibili si manifestano in mezzo a villaggi di palafitte e coltivazioni di pomodori acquatici. Il roboare del motore della barca ha infastidito tutti tranne che l'ingrid alla quale ha conciliato il sonno per il tempo esatto da causarle una sonora insolazione con tanto di febbre e bolle per giorni e giorni. A proposito di bolle, anche Pamela si è ritrovata un intero lato del corpo ricoperto di morsi di animali da materasso. In queste condizioni, e dopo aver visto splendidi posti, torniamo in albergo sotto il monsone delle cinque. Prima di tornare a bangkok abbiamo fatto la nostra ultima opera buona insegnando a Piero come cucinare per i suoi clienti gli spaghetti al pomodoro. Dovete sapere che Piero ha smesso di fare il maestro perchè vuole diventare ricco e per lui la vera svolta è la cucina italiana! Per questo abbiamo promesso di inviargli una macchinetta per fare la pasta in casa...preparatevi alla colletta!!!

venerdì 24 agosto 2012

Scorpioni e pupari

Cosa pensate che faccia una famiglia birmana seduta su un pallet di bambu' quando si trova uno scorpione di 15 cm addosso? Mah, per cominciare si alza delicatamente poi prende delle pinze da verdura  e, aiutandosi con un torcia per scovare la bestia mostruosa, l'appinza per la coda e la vola in aria a metri di distanza con un lancio da olimpiadi. Incoriositi dalla strana reazione, nonche' lievemente scioccati dalle dimensioni dell'animale, interroghiamo il cameriere: ci sono molti scorpioni qui? Sono mortali? Si infilano dappertutto? Nessuno e' mai morto? Sei mai stato punto? Fa male? Con fermezza, l'apprendista puparo (figlio di un pluripremiato master di puppets show) risponde che si', una notte e' stato punto due volte da uno scorpione che gli era infilato nel letto ma non ha sentito piu' che una lieve scossa elettrica. Ci convinciamo quindi che tutto sommato una punata intera di porta a porta puo' creare un maggior numero di danni permanenti rispetto alla puntura di uno scorpione e, soddisfatti, paghiamo e salutiamo. Per darci da mangiare quasta simpatica famiglia ha speso piu' di quanto ha guadagnato dal nostro conto dal momento che hanno fatto tre volte rifornimento di benzina per riaccendere il generatore di corrente...e noi che credevamo ingenuamente di poterli un po' aiutare con i nostri denari.
Per spostarci da Bagan al lago Inle, abbiamo fatto nove ore di autobus insieme a birmani vomitanti, mastodontici tedeschi incastonati in seggiolini asiatici ed una spagnola al limite dell'esaurimento nervoso. Appena salita sull'autobus ESSA comincia a reclamare a gran voce il posto suo e dell'amica (succube e pelosa) dal momento che aveva prenotato il 6 e il 7 ben tre giorni prima. Tali posti erano occupati dai vostri nani preferiti in attesa che l'addetto risolvesse il classico disguido asiatico a cui i nostri sono ormai abituati (la spagnola invece si era gia' convinta di un complotto overbooking).
In seguito l'abbiamo rivista sdirupare nel fango vestita di rosa maiale/a nel vano tentativo di non sporcarsi le scarpe. Sostiene Gianni che la spagnola abbia sbagliato destinazione volendo in realta' andare a Loret de MAR e non in MyanMAR.
Questa zona della Birmania e' meravigliosa. Siamo in un villaggio sulle rive del Lago Inle, lungo 22 km e largo 11. Abbiamo visitato uno dei mercati principali tra quelli che si svolgono a rotazione di 5 giorni tra i vari villaggi. In questo mercato tutte gli abitanti dei villaggi delle varie etnie scendono dalle montagne per vendere i loro prodotti: verdure, frutta, infradito, attrezzi da lavoro e vario artigianato. Accanto a questo mercato ce n'e' uno in cui vendono il bambu' raccolto nella giungla e trasportato da carri trainati da enormi bufali. Ovviamente il tutto e' posizionato su un'immensa distesa di fango su cui Pamela e' rovinosamente scivolata. In seguito gianni la eguagliera' infilando con tutte e due le gambe dentro un canale di scarico fuori da questo internet point. Entrambe le cadute comunque non riescono a surclassare il tuffo olimpionico in pozza di merda dell'Ingrid in India.
Domani ci aspettano varie ore di barchetta per visitare un secondo lago attreverso un fiume immerso nella giungla. Vi aggiorneremo presto anche su questo dalla nostra amata bangkok.
Mengalaba a tutti.


martedì 21 agosto 2012

Jezù deng ba de Myanmar

Col fisico da sollevatori di polemiche che ci ritroviamo non possiamo trattenerci dal dirvi che su Italo ci sono le formiche e che chiaramente questo è l'unico motivo per cui non voteremo Montezemolo alle prossime elezioni. Avrete capito che partiamo dall'inizio.
Dopo 12 ore con la pluripremiata ditta Qatar airlines - che Allah gli mantenga il petrolio - arriviamo a Bangkok. Ivi stazioniamo per 12 ore delle quali 8 trascorse dormendo, andando e tornando dall'aereoporto e ben 4 a cercare il ristorante sushi preferito dell'ingrid che si è, dall'ultima volta, trasferito ad un nuovo indirizzo. Sushiaro girellone. A Bangkok finalmente ci siamo riuniti ai nostri compagni di viaggio, Pamela ed Erwan, che ci hanno accolto nella famosa ErAwan guest house (ovviamente di proprietà di un lontano parente asiatico di Erwan). Qui anche Efendi e Marmaris si sono ricongiunti dopo un anno di sofferta lontananza. Struggente. Con loro siamo tornati nuovamente all'eareoporto (perchè ci mancava) alla volta del Myanmar.
Già dal primo istante a Yangon abbiamo capito che i birmani sono persone eccezionali e che non negano mai un sorriso a nessuno. Yangon, nella sua trasandatezza, nasconde il fascino dell'Asia del passato che molte capitali del sud est hanno ormai perso.
Nonostante il traffico frenetico di questa città, le persone sono molto semplici e disponibili. E' solo il tempo
che lascia a desiderare: piove ininterrottamente. Tuttavia grazie a Erwan, che entrando in un negozio per chiedere il prezzo di un iphone ne esce con utili informazioni meteorologiche su Mandalay e Bagan (nonché con meno utili informazioni genealogiche sulla composizione familiare del proprietario), ci tranquillizziamo sul clima per le tappe future.
Mandalay, capitale culturale della Birmania, ci ha intrattenuto per
due giorni con un mercato straripante di verdure e frutti mai visti, motorini, camion, monaci, carrozzelle a cavallo e "trishaw", ma soprattutto con lo scoppiettante spettacolo dei "mustache brothers" storica compagnia teatrale comica birmana le cui prese di culo al governo militare sono fruttate 7 anni di carcere al capocomico, poi liberato anche grazie al sostegno di artisti internazionali, fra cui Dario Fó.
Siamo già stipati di souvenir, acquistati in vari mercati e negozi di chincaglierie. In uno di questi ci siamo imbattutti in un commesso ubriachissimo con in collo una gallina (viva) con il quale la Pamela ha avuto un piccolo divertente alterco.
Il secondo giorno a Mandalay l'abbiamo utilizzato per scoprire quanti mezzi di trasporto possono essere presi in un unico giorno: iniziamo con un banalissimo pick up che scarica nell'atmosfera più co2 di un 747, per poi passare ad una barca a motore carica di umani-monaci-motorbike diretta all'isola di Inwa (antica dimora dei re birmani), seguita subito da un calesse che ci ha scarrozzato per 2 ore tra risaie, templi e bananeti. Poi di nuovo barca a motore e pick up 747 fino ad Amapura dove, dopo aver attraversato il ponte della foto che vedete, abbiamo ammirato il tramonto a bordo di una graziosa barca a remi. Spettacolare. Le nostre gambe le abbiamo utilizzate soprattutto per scalare una collina tramite una scalinata di <1000000000000> gradini sulla cui cima c'è un tempio con un coniglio, una rana e tanti simpaticissimi monaci. Per concludere il test sui mezzi di locomozione, per raggiungere un ristorante dove cenare, abbiamo preso un trishaw guidato dal mitico Lamiù, intellettuale pilota dalle mille conoscenze. A lui dedicheremo un post nella versione "seria" e con informazioni pratiche per viaggiatori che vorremmo pubblicare una volta a casa.
Ora, dopo dieci ore di barca, siamo arrivati nel museo archeologico a cielo aperto di Bagan. Il secondo giorno qui abbiamo noleggiato una bicicletta, visto che non avevamo ancora testato questo mezzo, e siamo andati in giro per i templi per otto ore consecutive. Se non ci credete vi mostriamo le stimmate sul sedere. Abbiamo trovato il tempo anche di girare un video di Efendi sulla cima di un magnifico tempio, suscitando lo stupore ma anche il coinvolgimento di una guida birmana che, con un evidente promettente futuro nel cinema, ci ha suggerito pose e inquadrature notevoli.
Purtroppo la connessione internet qui è troppo lenta per poter caricare il video d'essay su youtube ma attendete fiduciosi, cari efendi's fans!
Domani partiremo per il lago Inle che vi racconteremo nel prossimo post.
Minguhlaba a tutti!



sabato 11 agosto 2012

Birmania

Le valigie sono pronte. L'eco del geco anche. Ci vediamo in Birmania amici....