sabato 28 dicembre 2013

Las cucarachas

Il rio Yavari si mostrava imponente ai nostri occhi, il cuore sussultava alla vista della selva amazzonica tutto intorno. A stento riuscivamo a respirare, per lo stupore e per l'aria umida che ci avvolgeva. La piccola barca a motore serpeggiava tra una scorciatoia e l'altra attraverso la foresta sempre più fitta. E proprio li, davanti a noi, si mostrava elegante e autentica la riserva naturale di Palmari.
Così, come in un libro di avventura, ci troviamo catapultati nella natura più vera. Lo spettacolo è mozzafiato: la riserva è nel bel mezzo della selva, tra uccelli mai visti, avvoltoi, scimmie, cucarachas (piattoloni), nutrie (parenti delle nostre nutrie bisenziane), serpenti mortali, boa, tarantole, capibara e rattones, delfini rosa e grigi, caimani e pirana. Conosciamo subito la nostra magnifica guida Jo Jo che ci farà da angelo custode per i giorni a venire. Dopo il giro in kayak infatti Jo Jo ci porta a fare un trekking nella vicinissima selva. Lui, nato in Amazzonia, vive nella riserva di Palmari da sei anni e conosce benissimo ogni pianta e animale che si trova nei dintorni. Così ci racconta di come gli indigeni utilizzano le varie piante, anche per curare la malaria. Sapientemente riesce a scorgere tra le foglie e i rami verdi un pericolosissimo taja x (non sappiamo come si scrive!), uno dei più pericolosi serpenti della zona. L'amico aveva la pancia gonfia per il recente pasto, così gli siamo passati accanto - non troppo - senza dover deviare molto il percorso! Qualche metro più in la, l'odore si fa aspro e Jo Jo ci spiega che è appena passato un animale del quale non abbiamo ben capito nè il nome nè la forma. Ma il puzzo si. Non paghi della passeggiata selvaggia, decidiamo di sperimentare il canyoping che consiste nell'arrampicarsi imbracati su una fune appesa ad un grande cedro macho per 40 metri. Gianni riesce a fare tutto da solo (bravissimo!!!) mentre Ingrid dipenderà dall'aiuto del buon Manuel che l'assisterà per ogni centimetro dei 40 metri più lunghi della sua vita. Arrivati in cima alla fune, ci troviamo su una piattaforma osservando lo spettacolo della giungla, che dall'alto sembra un immenso mare verde. Da piangere. Anche perché, con gambe e braccia tremolanti per la fatica, dobbiamo continuare attraversando un ponte sospeso per raggiungere una nuova piattaforma. Qui stramazziamo al suolo dalla paura e prima di rialzarci ripetiamo il mantra stafinendostafinendostafinendostafinendo, finché il respiro non torna regolare. A questo punto ci attaccano a una carrucola e ci fanno volare appesi a un cavo sulla fitta foresta...la parte più piacevole del percorso! Tornati coi piedi per terra, dopo una doccia, festeggiamo la vigilia di natale con i nostri nuovi amici. Non è proprio come stare in casa cupiello ma è comunque molto familiare, lo staff della riserva è splendido. Il cibo superlativo!
Per tutta la notte e per il giorno seguente ci sarà un temporale amazzonico tipico, che ci impedirà di pernottare nella giungla (mamma Enza sei contenta?!?) costringendoci all'amaca forzata intervallata di tanto in tanto da lanci di cerbottana originale delle tribù indios e camminate notturne nella vicina selva per osservare l'incredibile spettacolo dei funghi fluorescenti. Ora, detta così sembra niente, ma immaginatevi di stare al buio totale dentro alla foresta, abbassare gli occhi a terra e vedere un pavimento di foglie illuminato naturalmente. Un pavimento stellato, tipo Avatar per capirsi! 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

non si legge un cazzo,cambiate sfondo....
p.s.
levandonsky ha fatto le visite mediche al bayer monaco. (franky)

sipapo ha detto...

Inga,ho capito perchè tu sei voluta andare in Amazzzzonia...per conoscere il famoso CEDRO MACHO!!!Il puzzo che v'avete sentito mi sa che appartiene a tutti quelli che per fare il canyoping si sono ovviamente cacati addosso dalla paura...Un buon proseguimento da un'amico del Pacini,che tanto per cambiare non si sa dove sia!!